SWAMI
SIVANANDA
Swami Sivananda è stato uno dei grandi maestri yoga
del ventesimo secolo. Tra i suoi contributi più importanti a questa
disciplina è lo “Yoga della sintesi”, nel quale le principali pratiche yoga
tradizionali, che spesso venivano erroneamente considerate tra di esse
incompatibili, vengono riunite per uno sviluppo armonioso del corpo, della
mente, del cuore e delle proprie facoltà nella pratica chiamata “Yoga
Integrale”.
Swami Sivananda nacque l’8 settembre 1887,
nell’India meridionale, in una famiglia già resa illustre da un gran numero di
saggi, di asceti e di eruditi, a cominciare da Appaya Dikshitar che, nel XVI
secolo scrisse un prezioso saggio sulle quattro scuole vedantiche tradizionali (Chaturmatasāra Sangraha), in cui sottolineava
il loro carattere mutualmente complementare.
Nella scuola superiore, Kuppuswami (era questo il
suo nome) si distinse per il profitto e per le sue doti atletiche. S’iscrisse
poi alla Facoltà di Medicina che seguì con dedizione totale, rinunciando anche
alle vacanze, per avere l’opportunità di praticare nell’ospedale, in cui aveva
accesso alla sala operatoria; era il primo in tutte le materie.
Dopo un periodo di pratica medica in India, durante
il quale cominciò anche a pubblicare una rivista medica, nel 1913 si trasferì
in Malesia, dove svolse la sua professione con una coscienza, una dedizione ed
un disinteresse tali che fu da tutti amato e ricercato.
Il successo ottenuto non bastò a soddisfare il Dottor
Kuppuswami, né a nascondergli quel richiamo interiore che diventava sempre più
forte. Ne 1922, pur godendo di un’ottima posizione sociale, rinunciò alla
carriera medica e tornò in India, lasciò
tutto quello che possedeva e si fece mendicante religioso errante, esponendosi
alle privazioni, raccogliendo gli insegnamenti dei saggi, visitando i grandi
luoghi di pellegrinaggio.
L’8 maggio 1924 arrivò a Rishikesh, nell’alta valle
del Gange, ai piedi dell’Imalaya e qui ricevette l’iniziazione alla vita
monastica. Anche nelle condizioni di sanyasyn,
continuò come prima, per più di un anno, ad esercitare la professione medica,
naturalmente questa volta senza accettare compensi, e si dedicò alla
meditazione e alla pratica di vari tipi di yoga.
Fu ospitato nello Swarg Ashram e, dopo anni di intensa ed ininterrotta pratica
spirituale (sadhana), godette della
beatitudine del nirvikalpa samadhi o
unione con Dio.
Nel 1936 si era formato attorno a lui un numero
sempre crescente di discepoli; allora, insieme ad essi, si trasferì sulla riva
destra del Gange dove ripulirono un vecchio kutir
dilapidato che divenne il primo edificio dello “Sivananda ashram” e sede
centrale della Divine Life Society, una comunità che ha filiali in tutto il
mondo.
Swami Sivananda fu un eccezionale maestro
spirituale, in grado di guidare discepoli di diverso temperamento,
incoraggiando ciascuno nella direzione a lui più adatta. La sua opera è
considerevole, raggiungendo i 300 volumi, di grande valore spirituale. Alcuni
libri li scrisse direttamente in Inglese, aprendo così gli insegnamenti dello
Yoga al vasto pubblico occidentale.
Swami Sivananda lasciò questa terra ed entrò in Mahasamadhi il 14 luglio 1963.
Nessun commento:
Posta un commento